Il diluvio dei nuovi diritti ha senso? quali conseguenze porta?
Bene ha fatto Claudio Sartea a sollevare la questione dei nuovi diritti sul neonato “Pensare il Diritto”, che segnalo come novità coraggiosa nell’acqua stagnante dei siti giuridici nazionali. Volendo essere apocalittici, il tema è vitale. Come sempre, spero di ricevere per Filodiritto interventi non banali.
D’altro canto il tema non può essere affrontato timidamente. Provo a proporre spunti non trascurabili.
Possiamo aggiungere o togliere “diritti” dall’album come se fossero figurine Panini. Oggi togliamo lo ius primae noctis (leggenda illuminista) e mettiamo il diritto all’oblio, domani il diritto ad avere figli, anche con maternità surrogata, alla morte “buona”, al matrimonio tra persone dello stesso sesso, all’adozione libera, all’alimentazione corretta, all’assenza di discriminazioni e così all’infinito: il progresso inarrestabile è dalla parte dei fautori del nuovo diritto (minoranza o maggioranza che sia) ed è riconosciuto da sentenze sempre meno giuridiche e più etico-politiche.
Chi accetta i nuovi diritti deve anche accettarne i corollari (“pacchetto” completo), tasse, burocrazia e omologazione: diritto = garanzia a spese della comunità; diritto = regolamenti per impedire il conflitto con altri diritti; diritto = pensiero omologato e norme per imporlo. Il caso della fecondazione eterologa insegna.
Oppure possiamo confrontarci sulle nozioni di diritto naturale, di diritto e di pretesa tutelabile.
Mi fa piacere se mi scrivi. In privato, sarà fuori moda ma a me piace così